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Mariano Marmo e "I dubbi di Ippocrate": come il dubbio muove la medicina

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 23/ 06/ 2016

Il dott. Mariano Marmo è il dirigente medico responsabile del Centro di Ossigenoterapia Iperbarica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli e segretario della SIMSI, Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica; ma è anche un appassionato di storia della medicina sin dai tempi antichi. 


Per questo motivo ha voluto portare alla luce un progetto concepito anni fa, in una stanza a lui familiare già dall’infanzia: “I dubbi di Ippocrate”, libro pubblicato lo scorso gennaio, nasce dall’esperienze durante la fanciullezza di Marmo che nei pomeriggi d’estate andava a fare visita ai suoi amici e trascorreva gran parte del tempo a sfogliare i manuali di medicina del loro padre che sembravano sussurrargli qualcosa. Gli chiedevano di essere ascoltati.

Abbiamo intervistato il Dott. Marmo per farci raccontare meglio il suo libro e capire cosa lo ha spinto a esplorare la storia della medicina per dar vita a questo manuale dal curioso titolo.

idubbidiippocrate

Partiamo proprio da qui: ci può spiegare meglio il titolo? Cosa sono i dubbi di cui parla?

Il titolo di questo libro nasce dal mio bisogno di mettere in evidenza una cosa che mi sta a cuore, che ho potuto verificare durante la mia trentennale esperienza sul campo: la fondamentale importanza del dubbio.

Mi spiego meglio: quando si vuole indicare un soggetto che ha una personalità indecisa si dice che sia “pieno di dubbi” con un’eccezione negativa.
In realtà il sentimento di dubbio è una garanzia di capacità di giudizio e di decisione; a me spaventano le persone che non hanno dubbi. Il medico, per la sua professione, per il lavoro che fa, deve essere costantemente pervaso dal dubbio per non prendere decisioni avventate per guarire il paziente.
La medicina non è una scienza esatta, è empirismo, non si basa su assolute verità: quindi il medico, con estrema umiltà, deve aprirsi al confronto con i colleghi e rivedere in continuazione i propri limiti, ma soprattutto deve esercitare la sospensione di giudizio, la cosiddetta epoché. Solo in questo modo si potranno evitare involontari danni che possano ricadere sul paziente risultato dell’applicazione di un atteggiamento “standard”, di un’applicazione pedissequa della cura.

The Doctor exhibited 1891 by Sir Luke Fildes 1843-1927Nel libro presento una serie di grandi uomini, personalità rilevanti e parlo di malattie devastanti, epidemie che hanno avuto un impatto sociale e culturale enorme cambiando la storia. Anche la copertina è stata una scelta ponderata, si tratta di una pittura di fine ‘800, “The Doctor” di Luke Fildes. L’autore, aveva da poco perso il figlio per polmonite, una malattia che al tempo stava decimando la popolazione e ha deciso di rappresentare un frangente di quel che aveva vissuto recentemente nel quadro che gli era stato commissionato da Sir Henry Tate. Ho scelto questo dipinto perché il medico raffigurato ha nel suo volto una profonda espressione di dubbio, non sa come deve fare, come agire: ecco, questa è l’essenza più pura di questo sentimento.

Per quale motivo ha scelto queste “grandi malattie” del passato, in particolare?

Sono state le epidemie che hanno forgiato la storia, non le guerre. La peste ha avuto un impatto incredibile e incondizionato in Europa; ma anche la sifilide questo male “vergognoso” che a fine ‘400 è giunto in Italia, a Napoli, dalla Francia, ha profondamente inciso sull’ordine sociale.

I medici hanno affrontato queste patologie con determinazione ma anche esercitando la pietās, dal latino, inteso come concetto teologico che descrive l'affetto, il rispetto; si sono calati nel dolore di chi stavano curando, hanno preso sulle loro spalle il tormento del paziente e solo in questo modo hanno saputo comprenderlo a pieno e capire cosa gli stesse accadendo.

Lei si occupa di OTI in un grande Centro Iperbarico d’Italia, questo genere di cura è ancora poco conosciuta e applicata, perché non se ne conoscono a pieno le potenzialità e i benefici. In cosa crede che l’ossigeno terapia iperbarica sia “una risposta coraggiosa al dubbio”?

Innanzitutto, come nel libro stimolo i medici a “fare uso” del dubbio, io stesso nel mio lavoro lo applico, nell’interesse del malato in tutto lo scibile scientifico dell’ossigeno terapia iperbarica. So per esempio che in alcune patologie è un genere di cura che può essere d’aiuto per il malato, mentre in altre, per cui non c’è ancora evidenza, mi pongo il dubbio della possibile buona riuscita della sua applicazione.

Ogni paziente è diverso dal precedente e dal successivo, così a volte mi ritrovo anche a far sospendere la terapia se non la ritengo più utile. È infatti necessario avere sempre in sé il sano sentimento del dubbio per approcciarsi in maniera curiosa e critica anche alle evidenze della letteratura scientifica per giungere, ad esempio, a ritrovarne la sicurezza.
L’ossigeno è una molecola antica, una “molecola saggia” che senza dubbio ha una grande influenza positiva sul benessere dell’organismo, molti dei quali sono ancora da provare.

 

 

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