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L'ossigenoterapia iperbarica nella cura dei tumori: l'esperienza del Centro Iperbarico in Giappone

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 24/ 06/ 2014

Quest’anno il Centro iperbarico di Ravenna tra i tanti obiettivi di innovazione ha anche quello di introdurre l’utilizzo dell’ Ossigenoterapia Iperbarica (OTI) nel percorso della cura dei tumori. Al Centro lavoriamo per percorsi personalizzati e l’idea è quella di collaborare con gli oncologi per aiutare i pazienti affetti da cancro ad affrontare meglio le cure antitumorali. 

Per imparare di più sull’utilizzo dell’ OTI in questa tipologia di pazienti, abbiamo cercato e trovato a Okinawa, Giappone, uno dei personaggi più competenti su questo tema, il professor Kiyotaka Kohshi, che da anni tratta i pazienti affetti da cancro anche in camera iperbarica e ha pubblicato numerosi lavori sul successo dell’associazione dell’ OTI alla radioterapia e alla chemioterapia.

Un gruppo di lavoro del Centro Iperbarico composto da 5 persone, tra cui io, è partito per incontrarlo. Il gruppo diretto in Giappone era composto da 2 medici (Luigi Santarella e Andrea Galvani), 1 infermiera (Klarida Hoxha), 1 tecnico iperbarico (Davide Strada), 1 amministrativo (Paolo Nanni). Ognuno di noi aveva il compito di individuare i corrispettivi colleghi giapponesi e scambiare informazioni utili per l’arricchimento intellettuale, molto importante per la crescita di questo settore. L’ esperienza è stata unica, l’accoglienza molto calorosa e la disponibilità senza limiti.

Foto iperbarico

In Giappone ci sono all’incirca 700 camere iperbariche monoposto (che in Italia non sono prevista dalla norme di sicurezza) e 50 multiposto (come le due camere del Centro iperbarico Ravenna).

Abbiamo visitato prima il Centro per il Cancro a Tobata Kyoritsu Hospital , Kitakyushu, dove oltre a trattare i tumori in generale, sono specializzati nella cura del tumore del polmone. Ad aspettarci c’era il professor Hajime Imada, il primario, anche lui autore di moltissimi lavori pubblicati principalmente sul tumore del polmone (tra cui anche questo), che nonostante i suoi numerosi impegni si è reso disponibile a illustrarci il loro centro e il loro lavoro. Sullo stesso piano il reparto era diviso in 4 sezioni:

  1. Dedicato alla somministrazione di chemio terapia.
  2. Dedicato alla radioterapia.
  3. Dedicato all’ipertermia.
  4. Dedicato all’ossigenaterapia iperbarica.

Il reparto era dotato di 5 camere monoposto e per ogni camera vi era un tecnico iperbarico ad assistere il paziente. Le camere erano come dei lettini con la parte superiore trasparente e una tv per ciascuna postazione in modo di rendere comodo e rilassante il trattamento.

La cosa che più ci ha colpito è che l’OTI era ben integrata all’interno del percorso per la cura dei tumori.

La seconda tappa, dove ci siamo fermati qualche giorno in più, è stata alla University of the Ryukyus Hospital, Okinawa, sede del professor Kiyotaka Kohshi, specializzato nella cura del tumore del cervello.

Questo ospedale era dotato di una camera multiposto (12 posti) molto simile a quella che utilizziamo al nostro Centro. Entro una settimana dall’ intervento chirurgico il paziente inizia l’OTI associata alla radio/chemio terapia.
Gli effetti collaterali di radioterapia sull’organismo possono essere pesanti ma non sono evitabili perché questa, associata alla terapia farmacologica e a quella chirurgica, può avere effetti molto importanti nella riduzione del tumore. Mentre aggredisce il tumore però la terapia radiante spesso provoca  anche lesioni ai tessuti e può portare alla formazione di fistole, cistite emorragica, emorragie di tipo intestinale, necrosi asettica della testa del femore e altre controindicazioni. La radioterapia induce radicali liberi di ossigeno nell’interno delle cellule e questi radicali sono tossici. Anche la camera iperbarica induce radicali liberi (oltre al monossido di azoto) ma in modo controllato, tali da essere benefici per l’organismo perciò potrebbe essere usata per creare l’effetto di mitridatizzazione: condizione di immunità verso una sostanza velenosa se assunta in piccole dosi ripetutamente. L’ idea su cui vorremmo lavorare al nostro Centro è quella di somministrare la terapia iperbarica per provocare piccoli stress ossidativi e abituare il fisico a ricevere il grande stress della chemioterapia e radioterapia. In questo modo il danno degli effetti collaterali è minore perché il corpo ne è preparato. Oltre a questo aspetto ovviamente l’OTI ha anche altri effetti molto positivi per l’organismo tra cui l’azione antinfiammatoria e l’accelerazione dei processi di guarigione.

Con la terapia iperbarica si trattano già la grande maggioranza degli effetti collaterali delle terapie antitumorali, molti di questi richiedono numerose sedute con costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Se invece di curare questi effetti si prevenissero, con un minor numero di sedute non solo si avrebbe un importante beneficio per il paziente che verrebbe aiutato a stare meglio in una situazione già di disagio per la condizione basale di malattia, ma si avrebbe anche un risparmio economico (anche se, per il momento, il costo non è pagato dal SSN perché l’indicazione è off label, cioè non ancora approvata dallo Stato).

Questa esperienza in Giappone ci ha permesso di portare a casa tante nuove conoscenze,  ma ci ha insegnato che al Centro iperbarico di Ravenna stiamo lavorando molto bene e su più settori. Siamo tornati con grande voglia di fare e molto orgogliosi di quello che già stiamo facendo.

Un GRAZIE enorme va al professor Kiyotaka Kohshi per l’ospitalità e al Centro iperbarico Ravenna (al Direttore sanitario, Pasquale Longobardi e agli imprenditori) per averci dato questa opportunità.

 

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