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Morbo di Kienböck: convegno sulla necrosi del polso

Scritto da Redazione Centro Iperbarico di Ravenna il 25/ 09/ 2010

Si è tenuto ieri, a Ravenna, il 3° corso di aggiornamento ortopedico “Attualità in chirurgia della mano”. Ecco una sintesi degli appunti raccolti sul morbo di Kienböck e sulla necrosi del polso.

A. Marcuzzi: “Morbo di Kienböck: inquadramento etiopatogenetico, diagnostico e trattamento”

Il morbo di Kienböck è la necrosi (morte) dell'osso semilunare che si trova nel polso. Colpisce prevalentemente i maschi in età adulta, la sua insorgenza aumenta dai 10 ai 40 anni, dove inizia una diminuzione degli eventi registrati. La mano interessata è quella dominante, un lavoro abitudinario con una maggiore presenza di manualità pesante costituisce un fattore di rischio. Raramente si manifesta in maniera bilaterale.

  • Causa: ci sono diverse teorie, nessuna è certa.
  • Sintomi: limitazione funzionale del polso, tumefazione. L'intensità dipende dalla gravità della artrosinovite.
  • Diagnosi: Rx, RMN con mezzo di contrasto (gadolinio), TAC che meglio permette di vedere la frattura del semilunare (stadio III) e/o il segno dell’anello e l'artrosi (stadio IV).
  • Stadiazione: classificazione di Litchmann
  • Controllo: utile la valutazione dell’indice di Stahl che misura l’altezza del semilunare

La Terapia:

    • biomeccanica: accorciamento del radio, dell’ulna o del capitato. Osteotomia del capitato (rischio necrosi del capitato). L'allungamento del radio o dell' ulna sono state abbandonate.
    • biologica: rivascolarizzazione dell'osso semilunare con peduncolo vascolare (arteria intermetacarpale), rivascolarizzazione di Brunelli, di Makino (2000), di Zaidemberg (1991), di Kuhlammm (1987), di Saffar
    • artroplastica: impianto osseo. Sono sconsigliate le protesi
    • artrodesi: blocco definitivo del polso (è da considerare come ultima scelta)

P. Longobardi: "Ossigenoterapia iperbarica nel morbo di Kienböck"

L'utilizzo dell'ossigenoterapia iperbarica nel morbo di Kienböck è forte anche se mancano evidenze in letteratura sull'appropriatezza dell'OTI in tale patologia.

L'ossigeno iperbarico è indicato nello stadio I e II della classificazione di Litchmann (edema osseo) e nello stadio IIIA (fratture del semilunare), solo qualora sia conservata la struttura del polso (metacarpo). In questo caso, l'OTI ha un effetto antinfiammatorio e antalgico (blocco della diapedesi leucocitaria attraverso la parete dei vasi sanguigni, riduzione delle citochine infiammatorie); favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni a partire dai bordi della lesione (angiogenesi) e dalle cellule staminali (vasogenesi); favorisce la formazione di nuovo osso (osteogenesi).

Negli stadi IIIB e IV è necessaria la chirurgia (rivascolarizzazione dell'osso, innesto vascolarizzato, artroplastica, artrodesi). In questo caso l'OTI potrebbe essere utile dopo la decompressione dell'osso (chirurgia per ridurre la pressione dell'edema nell'osso) o per favorire l'attecchimento dell'innesto peduncolato. Sono consigliate trenta sedute di ossigenoterapia iperbarica che sono riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale (con la diagnosi di "necrosi ossea asettica").

Presso il Centro iperbarico Ravenna sono stati trattati con successo diversi casi (otto pazienti nel 2009). Presentato il caso clinico di Filippo, anni 18, campione di breakdance. Filippo è completamente guarito e ha ripreso la sua danza, grazie alla terapia iperbarica, allo scarico dell'articolazione, alla terapia fisica e alla riabilitaizone del polso (anche in camera iperbarica).

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